Cosa diciamo

Brexit: quale futuro per la lingua inglese?

Con il referendum dello scorso 23 giugno, per la prima volta nella storia, un paese membro ha scelto di lasciare l’Unione Europea. Una sfida senza precedenti, che potrebbe avere ripercussioni sulla predominanza della lingua inglese all’interno dell’ UE.

Dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’ UE (brexit) ci si interroga ora sulle questioni di natura economica e politica che questa decisione comporterà. Si prevede infatti uno spostamento dell’asse finanziario da Londra a Parigi o a Francoforte e diverse multinazionali hanno già annunciato il possibile trasferimento del loro quartier generale dalla City in qualche altra capitale europea.

Ma si discute anche sul futuro della lingua inglese.

L’uso dell’inglese pressoché generalizzato all’interno delle istituzioni europee ha portato innumerevoli vantaggi. Basti pensare a come questa scelta abbia agevolato i rapporti con Stati Uniti, Australia e quasi tutto il resto del mondo in epoca di globalizzazione. L’inglese è diventato la lingua più studiata nelle scuole, soppiantando ad esempio il francese, più studiato nell’immediato dopoguerra e ancora apprezzato negli ambienti diplomatici.

Il 51,5% dei cittadini dell’Unione Europea parla inglese come prima o seconda lingua contro il 32% del tedesco e il 26% del francese e questo le ha conferito il ruolo di lingua de facto dell’UE. Tuttavia, ad oggi, l’inglese si ritrova a essere co-idioma in soli due paesi dell’UE, oltretutto poco rilevanti in termini demografici, ovvero Irlanda (4,6 milioni di abitanti) e Malta (meno di mezzo milione di abitanti).

Sono in molti a chiedersi a quali sviluppi porterà questa situazione nel futuro e quali saranno le conseguenze. Il dibattito è aperto e molto vivace.

Per quanto riguarda il mercato delle traduzioni e localizzazioni, secondo alcune previsioni, si assisterà a un generale ridimensionamento della predominanza dell’inglese in favore di altre lingue europee. Dobbiamo aspettarci quindi possibili cambiamenti rispetto alla tendenza degli ultimi anni, ma anche nuove opportunità che bisognerà sapere cogliere. Noi siamo pronti!

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